Trattato Globale sulla Plastica: a che punto siamo
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Trattato Globale sulla Plastica: a che punto siamo e cosa cambia per le imprese

Il conto alla rovescia verso un accordo internazionale vincolante sulla plastica è iniziato. Ecco perché le aziende devono prepararsi al cambiamento.

Nel luglio 2025 è entrata nel vivo la quarta sessione negoziale dell’ONU per il Trattato Globale sulla Plastica, con l’obiettivo di concludere entro il 2025 un accordo giuridicamente vincolante. Il documento mira a ridurre l’inquinamento da plastica lungo tutto il ciclo di vita del materiale, coinvolgendo governi, industrie e consumatori. Un cambio di paradigma destinato ad avere un impatto diretto su produzione, logistica, riciclo e gestione dei rifiuti.

In questo scenario, anche chi opera nel settore industriale o si occupa di aste di macchinari, impianti e asset produttivi dovrà tenere conto delle nuove direttive green.

Cosa prevede il Trattato Globale sulla Plastica

Il trattato, promosso dall’UNEP (Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente), intende:

  • ridurre la produzione di plastica vergine;
  • limitare i polimeri problematici;
  • obbligare a una progettazione circolare dei prodotti;
  • regolamentare l’esportazione dei rifiuti plastici;
  • rafforzare la responsabilità estesa del produttore (EPR).

Si tratta di misure che cambieranno le regole del gioco per moltissime filiere, dalla logistica alla GDO, fino ai settori dell’arredamento, della meccanica e del packaging industriale.

Impatto sul settore manifatturiero e industriale

Per le aziende che vendono o acquistano macchinari per la lavorazione della plastica, il nuovo contesto normativo rappresenta una doppia sfida:

  1. Adeguamento dei processi produttivi in ottica sostenibile;
  2. Riconversione o dismissione degli impianti obsoleti, con eventuali opportunità nei mercati delle aste online.

È probabile che il trattato favorisca un’evoluzione tecnologica verso macchinari più efficienti, riciclabili e certificati in termini ambientali.

L’economia circolare diventa obbligo (non più opzione)

Il Trattato rafforza il principio di economia circolare, con l’obiettivo di ridurre del 80% l’inquinamento da plastica entro il 2040. Le imprese dovranno dimostrare maggiore tracciabilità delle materie prime e dei rifiuti generati, promuovendo il riuso e la rigenerazione di materiali e componenti.

Un concetto già familiare per chi opera nel mercato dell’usato industriale e nelle aste online di beni strumentali.

Aste e sostenibilità: un binomio che cresce

Anche se non al centro del Trattato, le aste giudiziarie e i marketplace secondari possono diventare parte della soluzione:

  • favoriscono la circolazione di beni già prodotti, evitando nuova produzione;
  • incentivano la riqualificazione di impianti per settori alternativi;
  • aiutano le imprese a ridurre costi e sprechi.

 

Il Trattato Globale sulla Plastica segna un punto di svolta. Chi opera nell’industria e nella logistica non può più considerare la sostenibilità come un vantaggio competitivo: sarà un requisito di legge. Per questo è importante aggiornarsi, investire in impianti innovativi e cogliere le opportunità offerte anche dai mercati secondari.

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Redazione Interna

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